Come funzionano i questionari
Un questionario non è semplicemente una pagina in cui ci sono delle domande potenzialmente utili a rilevare aspetti funzionali alla tua indagine: non basta selezionare delle domande a caso e pensare che il resto vada avanti da sé. La creazione di questionari è un processo che non prescinde dall'aver acquisito nozioni di statistica applicata, e l'averle messe in pratica. In particolare, in tutti i dipartimenti di psicologia si studiano proprio le basi per poter misurare costrutti astratti e non direttamente osservabili. Esistono ad oggi numerose teorie matematiche alla base di queste procedure. Ma vediamo assieme, a titolo esemplificativo, quali sono le basi concettuali su cui i questionari vengono costruiti, e quali sono gli innumerevoli utilizzi nel mondo del lavoro.
La psicometria e i questionari
La psicometria è la branca della psicologia che consiste nell'applicazione di procedure statistiche atte alla misurazione di costrutti psicologici quali opinioni, attitudini, tratti di personalità e molto altro ancora1,2,3,4. Per fare un esempio, si potrebbe voler indagare l'ansia esperita dagli adolescenti di una scuola, o ancora, il livello di stress percepito dai propri dipendenti. Ma il significato di ansia e stress può variare da contesto a contesto, nonché, in parte, anche da persona a persona. Ad esempio, l'ansia è simile alla paura? L'ansia e lo stress come potrebbero venir definite? Le persone potrebbero facilmente avere delle opinioni discordanti a riguardo.
Da un punto di vista storico è importante menzionare l'Ipotesi Lessicale di Francis Galton5,6, fondamentale per la misurazione dei tratti di personalità. L'Ipotesi si basa su due postulati:
- Le caratteristiche di personalità rilevanti per gruppi di individui verranno codificate nella loro lingua;
- Le caratteristiche importanti e che esprimono un analogo concetto verranno codificate come una parola unica;
Questa ipotesi ha condotto nel '900 ad ampi studi di semantica, che hanno portato diversi ricercatori ad analizzare e classificare migliaia di parole inerenti alla descrizione di caratteristiche di personalità e stati mentali. Nonostante siano state mosse alcune critiche alla teoria per come è stata postulata agli inizi, numerosi strumenti, quali il BIG-5 o l'HEXACO7,8, utili alla misurazione di tratti di personalità, si basano in modo più o meno diretto su questa ipotesi.
In modo analogo, qualora si voglia definire dal punto di vista operativo un costrutto astratto, quale lo stato d'ansia o l'umore, in ogni lingua dovremmo poter trovare dei termini simili, che vengono generalmente utilizzati dalla popolazione per indicare un concetto comune. Attraverso alcune tecniche statistiche quali l'Analisi Fattoriale9,10,11, è possibile ricondurre un insieme di domande ad un costrutto astratto che ne spiega la covarianza, ovverosia, è possibile andare a misurare costrutti astratti attraverso l'utilizzo di domande in qualche modo simili che rimandano nell'immagine collettiva a quel concetto astratto. È proprio grazie a queste tecniche che è possibile quantificare variabili psicologiche.
Non è questo il luogo per una disquisizione formale sulla relazione tra costrutti ed indicatori (si invita il lettore a prendere visione di alcune riflessioni al riguardo12,13). È però rilevante tenere in considerazione che questo processo è molto delicato, ed è necessaria la giusta esperienza per poter arrivare ad utilizzare un questionario validato, e, a maggior ragione, qualora si voglia creare uno strumento per indagare uno specifico processo di interesse. Spesso, infatti, agli psicologi non viene unicamente richiesto di utilizzare questionari precedentemente validati, ma anche di creare strumenti nuovi, soprattutto nel contesto aziendale ed organizzativo14,15.
Aldilà dei questionari che misurano tratti di personalità e attitudini, la psicometria ha anche messo a punto notissimi strumenti per misurare la performance inerente alle capacità cognitive, quali, ad esempio, la competenza linguistica, la memoria, l'attenzione ed i processi esecutivi. Tra i test più famosi abbiamo senz'ombra di dubbio i test del Quoziente Intellettivo, tra cui spiccano la WAIS e la LEITER16,17. Questi ed altri strumenti sono stati costruiti sulla base degli stessi concetti statistici esposti pocanzi, ovverosia l'Analisi Fattoriale. Ciò che cambia è che, in questo caso, gli indicatori delle funzioni cognitive sono, de facto, comportamenti. Nel caso della memoria, infatti, viene chiesto al paziente di rievocare qualcosa che è stato esposto prima dal clinico, e sulla base di quanto viene rievocato, viene assegnato un punteggio. Il punteggio generale relativamente ad una capacità cognitiva dipenderà da un numero variabile di analoghi task, supponendo che ad analoghi task sottendano comuni processi cognitivi.
Chiaramente, avendo la psicometria l'obiettivo di misurare costrutti psicologici, vi possono essere altre tecniche di indagine che prescindono dall'utilizzo di questionari o test, come nel caso della misurazione e della classificazione dei comportamenti, nonché dell'analisi psicofisiologiche e neurofisiologiche. Questi ultimi approcci sono fondamentali, e stanno ricevendo sempre più attenzione nel corso degli ultimi decenni18,19. L'argomento è però ampio e devia dalla tematica principale di questo articolo.
A cosa servono i questionari?
L'utilità dei questionari non è da sottovalutare: consentono di individuare cut-off utili nella pratica clinica o nella consulenza aziendale. È quindi possibile andare ad individuare un valore del processo che si discosta da un valore normativo, e quindi, andare ad indagare opportunamente più a fondo quella determinata area della cognizione e del comportamento umano per poter andare ad agire nel concreto20. Un altro utilizzo molto importante è dato dalle finalità di Marketing: i questionari possono venire utilizzati per indagare opinioni e percezioni sociali sul brand o sui prodotti della propria azienda, nonché sulle intenzioni di consumo e sulle preferenze dei clienti tra diverse tipologie di prodotti e servizi21,22. Questi aspetti nel Marketing consentono di svolgere indagini preliminari relative all'introduzione di un nuovo prodotto, o anche banalmente alla segmentazione del proprio mercato di utenti attivi o potenziali.
Nel contesto clinico, ci si potrebbe ritrovare a valutare le capacità di autoregolazione emotiva di un paziente. Verrà quindi somministrato un questionario, e sulla base dei punteggi si potrà vedere se il paziente presenti alcuni valori anomali. Nel caso li presenti, questo non implica necessariamente che siamo in presenza di una patologia. Molto più semplicemente, abbiamo un dato in più: questa persona riporta di avere delle problematiche nella regolazione emozionale, che si discostano dalla media della popolazione di riferimento. Analogamente, potremmo dover valutare un paziente che di recente ha subito un trauma cranico, per vedere se presenta alcune problematiche legate alla memoria. Un test per la memoria ci potrebbe aiutare a capire se la performance del paziente indica un deficit della memoria a lungo termine, o della memoria a breve termine, e ci aiuterebbe a quantificare l'entità del danno.
Nel contesto aziendale, spesso, vengono usati test attitudinali e test di personalità in fase di selezione23. Attraverso l'utilizzo di questi strumenti risulta possibile fare uno screening iniziale per comprendere se le attitudini o i tratti di personalità del potenziale candidato siano in linea con quanto ricercato dall'azienda. Sempre nel contesto produttivo, si potrebbe invece essere interessati a studiare la percezione dei propri dipendenti in merito all'organizzazione del lavoro: sono soddisfatti? Magari, proprio grazie a questi strumenti, si potrebbe scoprire che un numero non trascurabile di dipendenti ritiene che vi siano problemi di comunicazione tra colleghi, e che queste problematiche inficino la loro stessa produttività.
Le tecniche di Analisi Fattoriale e, più recentemente, le tecniche di Network Analysis, consentono inoltre di poter condurre studi longitudinali, ovverosia studi in cui le variabili di interesse vengono modellizzate nel tempo24,25. Risulta quindi possibile andare a studiare se nel tempo le attitudini dei propri pazienti, o dei propri dipendenti, rimangano costanti o varino. Chiaramente, risulterebbe sempre ottimale poter poi andare a studiare i comportamenti osservabili, e non fermarsi unicamente alla misurazione dei costrutti astratti. In questo caso, sarebbe quindi auspicabile analizzare il comportamento, e magari cercare di capire quale potrebbe essere la relazione tra la percezione dei lavoratori di un'azienda (o di un paziente) e dei comportamenti messi in atto quotidianamente. Infatti, spesso, gli psicologi iniziano prima con la somministrazione dei questionari, per poi osservare come le persone si comportano nel contesto quotidiano. In questo modo, è possibile integrare l'utilizzo dei questionari con misurazioni del comportamento osservabile e trarre preziosissimi insight per il nostro lavoro.