Cosa fa davvero lo psicologo?
Malgrado sembri una domanda banale, non è così semplice. Le leggi che regolamentano la professione di psicologo variano da stato a stato. Spesso sento una grande confusione in merito alla distinzione tra psicologo e alcune specializzazioni della medicina, quali la psichiatria, la neurologia e la neuropsichiatria infantile. In realtà, confrontare queste figure professionali ha poco senso. Difatti, la psicologia è una disciplina accademica, caratterizzata dalle sue specializzazioni. Per cui, confrontare un laureato in psicologia con uno specializzato in medicina comporta un raffronto su piani diversi. Inoltre, la psicologia non si occupa unicamente di problematiche cliniche, ma anche di aspetti sociali, organizzativi ed economici. Quindi è importante operare dei distinguo in relazione a diverse aree lavorative.
La psicologia come professione clinica
Lo psichiatra è il medico specializzato nella cura dei disturbi psichiatrici. Esiste una nosografia dettagliata in merito a questi disturbi (si veda il DSM, l'ICD tra gli altri)1,2, ma tra i disturbi più noti vi sono la Schizofrenia, il Disturbo Depressivo Maggiore, il Disturbo d'Ansia Generalizzata, etc. I disturbi psichiatrici sono connotati da alterazioni del comportamento, del pensiero o dell'umore; tali alterazioni sono accompagnate a disordini neuro-funzionali, ovverosia squilibri relativi alla trasmissione di determinati mediatori chimici coinvolti nella comunicazione sinaptica tra diverse reti neurali1,2,3. Il neurologo è invece il medico specializzato nella cura dei disturbi neurologici, connotati da danni strutturali al sistema nervoso (quali lo shrinkage di alcune aree corticali, o il danno dovuto a traumi o ictus)4. Tra i disturbi più noti figurano il Parkinson, l'Alzheimer, il Disturbo di Huntington, etc. Il neuropsichiatra infantile si occupa della cura dei disturbi neurologici e psichiatrici dell'età pediatrica, tra cui i disturbi dell'apprendimento e del linguaggio, l'autismo, l'ADHD, e tutte le altre condizioni psicologiche che insorgono in età infantile.
Nella realtà, è difficile creare una distinzione netta tra disturbi pertinenti a quest'area: non è raro che una persona con un trauma cranico presenti alterazioni funzionali del comportamento, o che un alcolista nel progredire della sua dipendenza sviluppi dei danni strutturali al suo sistema nervoso. Infatti molti ricercatori ritengono che una vera e propria linea di demarcazione tra le due categorie di disturbi non esista4,5,6. Non dimentichiamo comunque che questi tre professionisti sono primariamente medici, e hanno quindi un approccio diagnostico strettamente legato ai criteri nosografici e all'ausilio ulteriore (in alcuni casi) di tecniche diagnostiche strumentali, quali la Risonanza Magnetica o l'EEG. Inoltre, in quanto medici possono prescrivere farmaci, che rappresentano spesso la terapia elettiva, altre volte un utile supporto.
Lo psicologo può potenzialmente occuparsi della diagnosi e della cura di entrambe le tipologie di problemi. Ciò che cambia è l'approccio diagnostico e l'approccio terapeutico, che inevitabilmente presenta delle differenze in relazione alla diversa formazione universitaria. Sebbene gli psicologi siano educati alla conoscenza dei criteri nosografici (ed è richiesto che li utilizzino nella pratica clinica), la formazione dello psicologo predilige maggiormente la conoscenza del funzionamento psicologico dell'individuo, ovverosia la relazione tra le funzioni cognitive, l'affettività e i suoi comportamenti osservabili. In questo senso, una buona formazione accademica comprende lo studio e l'utilizzo di interviste, test e questionari, nonché di tecniche comportamentali e psicofisiologiche. In Italia, per lavorare nel contesto clinico, è necessario che dopo una triennale e una magistrale, il laureato segua un anno di tirocinio, e al termine del tirocinio superi un Esame di Stato. Passato l'Esame di Stato ci si iscrive all'albo dell'Ordine Professionale e si acquisisce il diritto di esercitare la professione.
Lo psicologo che lavora nel contesto clinico svolge numerose attività. In Italia, ricordiamo la legge 56/897:
La professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito
Lo psicologo iscritto all'albo è un professionista d'area sanitaria, abilitato a diagnosticare e trattare problematiche psicologiche di varia natura allo scopo di promuovere il benessere individuale e collettivo. Nello svolgimento del suo lavoro, ogni psicologo è tenuto ad osservare i principi deontologici propri della professione8. Lo psicologo non lavora necessariamente solo con persone che hanno ricevuto una diagnosi clinica. Un esempio classico è dato dal lavoro di prevenzione: qualora lo psicologo noti che il proprio paziente presenti dei comportamenti disfunzionali, ovverosia non funzionali al proprio benessere, cercherà di correggerli (o di ridurne la frequenza) allo scopo di evitare che tali comportamenti si cronicizzino nel tempo e possano contribuire allo sviluppo di veri e propri stati psicopatologici. Un altro esempio è dato dall'ausilio che molti psicologi offrono agli sportivi, affinché venga loro prestato sostegno per il raggiungimento dei loro obiettivi. Risulta quindi chiaro che l'ambito consulenziale risulti estremamente vasto.
Lo psicologo può inoltre specializzarsi in diverse aree di intervento, tra cui la più nota è sicuramente la psicoterapia, che rappresenta l'applicazione specialistica di uno specifico modello teorico di cura. In Italia la psicoterapia non è una professione riconosciuta, ma una specializzazione che possono ottenere medici e psicologi dopo aver frequentato una scuola (almeno) quadriennale. Si ricorda che uno psicologo-non-psicoterapeuta, pur potendo lavorare nel contesto clinico nei limiti delle sue competenze, non può svolgere attività psicoterapeutica. Tra gli orientamenti più noti in psicoterapia vi sono sicuramente la psicoanalisi, la psicoterapia cognitivo-comportamentale e la psicoterapia sistemico-relazionale. Ognuno di questi orientamenti racchiude in realtà un'elevata quantità di altri approcci estremamente diversificati al proprio interno. Infine, esistono scuole volte all'integrazione e alla comparazione tra diversi modelli teorici.
La maggioranza delle scuole di specializzazione, in Italia, è privata. Esistono tuttavia alcune scuole pubbliche: psicologia clinica, neuropsicologia, psicologia del ciclo di vita e psicologia della salute. Nelle scuole di psicologia clinica si approfondisce la diagnosi e la cura di problematiche psichiatriche; nelle scuole di neuropsicologia ci si focalizza nella diagnosi e cura dei disturbi neuropsicologici, ovverosia nelle problematiche cognitive e comportamentali derivanti da condizioni neurologiche. Le scuole di psicologia del ciclo di vita indagano lo sviluppo dell'individuo durante l'arco della sua vita, concentrandosi sulle dinamiche coinvolte nei diversi stadi di sviluppo. Nelle scuole di psicologia della salute ci si focalizza invece sulle determinanti psicologiche coinvolte nel mantenimento dello stato di salute dell'individuo, comprendendo lo studio delle relazioni tra problematiche psicologiche e mediche (tumori, diabete, problematiche cardiocircolatorie e cardiache, etc.).
Lo psicologo è tenuto alla formazione continua, che è ottenibile frequentando diversi corsi e master. Spesso questi corsi non hanno un accreditamento ufficiale, ma risultano tuttavia utili ai professionisti per continuare ad acquisire competenze tecniche. Tra i diversi corsi esistono corsi relativi all'acquisizione di specifiche tecniche (quali la Mindfulness, il Biofeedback, etc.), sia relativi all'acquisizione di specifici approcci, quali diversi approcci di counseling e di coaching.
La psicologia dei processi sociali, organizzativi ed economici
Nelle università di psicologia si studia anche la relazione tra l'individuo e la collettività. In particolare, tra individuo e gruppi si osserva una causalità bi-direzionale. Infatti, i singoli individui possono esercitare un impatto sulle dinamiche sociali così come può avvenire il contrario: le dinamiche sociali possono condizionare il comportamento individuale9. Questi aspetti assumono rilevanza non soltanto nel contesto clinico, ma anche nel contesto organizzativo ed aziendale. Infatti, nel contesto organizzativo, il raggiungimento degli obiettivi dipende dalla capacità di coordinare le attività dei singoli lavoratori in modo tale che la loro interazione produca l'effetto desiderato. Questa finalità non può prescindere dalla conoscenza e dall'utilizzo di specifiche tecniche volte alla valorizzazione del capitale umano.
Lo psicologo del lavoro e delle organizzazioni è il professionista che si occupa di svolgere attività relative alla gestione delle risorse umane (HR)10. Le aree di intervento sono diverse: ricerca ed assunzione del personale, formazione, fino ad attività di più ampio spettro, volte al cambiamento della cultura organizzativa. Rientrano in questa categoria più vasta gli interventi finalizzati alla riduzione degli infortuni sul lavoro, le tecniche di riduzione dello stress lavoro-correlato, le attività volte al miglioramento della comunicazione aziendale o all'ottimizzazione della produttività.
In questo contesto lo psicologo può svolgere il suo lavoro come dipendente dell'azienda o, come spesso avviene, compiendo attività in outsourcing. Ogni azienda ha infatti ormai un suo team di HR, ma difficilmente viene incaricato di tutte le attività nel suo insieme. È infatti sempre più frequente l'ausilio di consulenti esterni, siano esse società o liberi professionisti, soprattutto per quanto riguarda le attività di formazione, di sicurezza sul lavoro e altre attività più specialistiche e tecniche, quali il Performance Management. In questi contesti allo psicologo è richiesto che conosca approfonditamente le dinamiche di funzionamento organizzativo delle aziende con cui lavora, indagando le dinamiche psicologiche coinvolte nelle attività di interesse: la personalità e la motivazione dei dipendenti, nonché l'analisi del loro comportamento. Tra le diverse attività svolte dallo psicologo del lavoro figurano l'elaborazione dei profili personali rispetto ai ruoli, l'analisi delle competenze dei dipendenti, l'analisi e la compilazione delle attività che i dipendenti devono svolgere (task analysis). Nel fare ciò, lo psicologo del lavoro deve tener conto del benessere dell'organizzazione e del funzionamento psicologico dei singoli, promuovendo attività che aumentino la produttività e migliorino la salute individuale e collettiva.
L'analisi della relazione tra aspetti economici e psicologici è fondamentale nel lavoro dello psicologo che lavora a stretto contatto con il mondo produttivo. Esistono diverse branche della psicologia che indagano ciò. Tra tutte, l'economia e la finanza comportamentale sono tra le più importanti. Queste discipline indagano i processi cognitivi sottesi al comportamento dei decisori economici allo scopo di comprendere e prevedere i comportamenti di consumo (e altro)11,12. Allo psicologo può quindi essere richiesto di svolgere attività di consulenza strategica relativamente alle scelte di marketing, svolgendo quindi attività che spaziano dall'analisi di mercato all'utilizzo di tecniche comportamentali volte al raggiungimento di determinati obiettivi finanziari degli stakeholder.
È chiaro che in questo contesto vi sono altre figure professionali complementari a quella dello psicologo, quali il laureato in risorse umane, l'economista, il laureato in marketing, il sociologo del lavoro, l'ingegnere gestionale e l'analista finanziario, etc. Ognuna di queste figure è tuttavia formata principalmente nella conoscenza della propria disciplina, e lo psicologo rappresenta quindi l'unica figura per cui il focus è rappresentato dalla componente psicologica in quanto tale, e da come questa si relazioni con l'ambiente fisico, economico e sociale. Questo significa che tutto ciò che coinvolga processi cognitivi e comportamentali degli individui è pertinenza dello psicologo, che si interfaccerà quindi con le altre figure per fornire un livello di consulenza di più alto livello.
In Italia, per poter lavorare a contatto con le aziende non è necessariamente richiesto che lo psicologo si iscriva all'Albo. Spesso è tuttavia richiesto, in relazione anche alle specifiche competenze per cui è chiamato a lavorare. Se infatti non è indispensabile per svolgere attività di formazione, l'utilizzo di alcuni questionari e tecniche di intervento è pratica lavorativa propria dello psicologo iscritto all'albo.
La psicologia sperimentale e la psicologia applicata
La psicologia è una scienza sperimentale, e come tale richiede che alcuni psicologi adottino metodologie quantitative e sperimentali allo scopo di comprendere e modellizzare il comportamento umano. Molti psicologi si occupano di ricerca scientifica. Spesso questa carriera inizia con l'ottenimento di un dottorato e continua all'interno del contesto accademico, nonostante ultimamente stia crescendo la richiesta di ricercatori anche nel contesto privato, sia esso clinico o aziendale.
La psicologia sperimentale può anche venire utilizzata al di fuori del contesto laboratoriale. Lo psicologo applicato utilizza le conoscenze teoriche e la metodologia sperimentale nel contesto reale. Tra i diversi ambiti applicativi figurano la salute (anche mentale)13, la gestione aziendale14, il diritto15, l'ergonomia16 e l'informatica (basti pensare all'enorme branca dell'Human-Computer Interaction)17.
La distinzione tra le diverse specializzazioni della psicologia e gli ambiti di intervento della psicologia applicata è spesso sfocata. Sia gli psicologi clinici che gli psicologi del lavoro possono infatti utilizzare tecniche proprie della psicologia cognitiva, e tale attività figurerebbe sia come ambito specialistico della loro professione, che come psicologia cognitiva applicata. In analogia con quanto osservato per i confronti tra psicologo e altre figure professionali, anche per questo settore della psicologia ciò che fa la differenza è l'orientamento generale del professionista. Generalmente, uno psicologo sperimentale applicato utilizza un approccio quantitativo ed è interessato alla modellizzazione formale del fenomeno di interesse: ad esempio, nel fornire consulenza relativa al Marketing, testerebbe l'appropriatezza di un intervento tramite tecniche quasi-sperimentali. Analogo discorso vale per il contesto clinico, contesto nel quale l'applicazione di interventi idiografici quasi-sperimentali sta suscitando grande interesse da parte della comunità scientifica e dell'utenza.
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