I limiti e le potenzialità della psicologia


Molti non sanno cosa sia la psicologia. Il primo aspetto da sottolineare, è che la psicologia è una scienza sperimentale. È però vero che la psicologia accademica presenta delle problematiche di varia natura sul piano epistemologico. Prescindendo da dibattiti più complessi, quali il quesito se i fenomeni psicologici siano deterministici o inerentemente stocastici1,2, o sulla concezione filosofica della causalità3,4,5, nella nostra disciplina vi sono dei problemi a monte. Ovviamente però vi sono anche innumerevoli aspetti positivi da considerare.

La psicologia è una scienza recente

La psicologia è una disciplina accademica estremamente recente. Il suo inizio ufficiale risale al 1879, quando Wilhelm Wundt ha dato vita al primo laboratorio di psicologia sperimentale all'Università di Lipsia6. Solamente lungo tutto l'arco del '900 la psicologia ha iniziato a strutturarsi ed affermarsi nelle università di tutto il mondo come disciplina indipendente, in un processo che per diversi aspetti non può ancora considerarsi del tutto concluso. Fare quindi confronti con i risultati osservati in Chimica o in Fisica risulta poco sensato. Infatti queste discipline fondano le loro radici su studi le cui osservazioni sono databili in tempi ben più remoti, e la costituzione delle discipline nel senso moderno è datata a cavallo del '600, con la rivoluzione scientifica di Galileo Galilei7 grazie ai contributi dei primi studi sperimentali. Non possiamo pretendere da una scienza ancora agli albori di poter disporre di una base che le altre discipline stanno costruendo da almeno 400 anni. 

Nonostante ciò, la psicologia è riuscita in poco tempo a produrre già risultati estremamente interessanti. Vi sono diversi esempi di teorie ben strutturate e con risultati sperimentali stabili e replicabili: le leggi alla base della teoria della misura in psicometria8,9,10, i principi e le leggi studiate dal comportamentismo11,12,13, i principi di psicologia generale legati alla percezione e la psicofisica14,15,16, tra gli altri. Se si pensa che tutto questo fatto in poco tempo è notevole. Inoltre, in virtù dell'utilità per la società e dello sviluppo recente della disciplina, vi sono sempre maggiori fondi ed investimenti destinati alla ricerca: stiamo letteralmente vivendo in un'epoca in cui la disciplina sta subendo profondi cambiamenti strutturali. Un esempio in tal senso è la maggiore importanza che la formalizzazione matematica e la metodologia sta assumendo nelle università, assieme al maggiore interesse verso una psicologia sperimentale non solo laboratoriale, ma anche applicata al contesto reale.

La replication crisis

Uno dei problemi più noti in psicologia è, ormai da tempo, il problema che la maggior parte dei risultati non risulti replicabile17,18.  Questo è sicuramente un problema, e non c'è niente di positivo. Guardando però la situazione in modo più ampio, la psicologia non è affatto l'unica disciplina accademica che presenta questo problema. Il problema è vasto e sistemico: va a toccare tutte le discipline, seppur con gradi diversi19. Non è quindi corretto affermare che la psicologia abbia un valore scientifico inferiore alle altre discipline. 

Un sondaggio pubblicato su Nature nel 201620 ha evidenziato che su 1500 scienziati intervistati, il 70% non era riuscito a riprodurre l'esperimento di almeno un altro ricercatore. Chiaramente tra discipline vi sono delle differenze, ma comunque risulta che per tutti i settori di interesse una percentuale estremamente elevata non sia riuscito a replicare i risultati di un altro studio (precisamente, l'87% dei chimici, il 77% dei biologi, il 69% dei fisici e degli ingegneri, il 67% dei medici, i 64% degli scienziati della terra). Questo implica che il metodo scientifico non funzioni? Assolutamente no. Affermare che molti studi non vengano replicati non implica che non vi siano anche risultati affidabili nelle discipline scientifiche. Questo è però sicuramente un problema grave, che va corretto. Il fatto che siamo consapevoli del problema implica che possiamo cercare di migliorare il sistema nel suo complesso. È importante comunque ricordare che il metodo scientifico non produce risultati corretti in sé, ma conduce ad avere risultati certi proprio in virtù della possibilità di falsificare i risultati precedentemente osservati, andando così pian piano a scremare la realtà da risultati fittizi. Questo è anche vero in psicologia, ma è un processo che richiede del tempo; inoltre, solo recentemente questo problema ha raggiunto rilevanza mondiale.

Le cause di ciò sono da ricercare principalmente nel fatto che le riviste scientifiche tendono a non pubblicare studi con risultati non significativi. Inoltre, nel contesto capitalista in cui viviamo, la produzione di articoli accademici viene vissuta come la vendita di un prodotto. Ai ricercatori odierni è richiesto di pubblicare il più possibile, secondo l'ottica del "Publish or Perish". Risulta quindi chiaro che un numero non trascurabile di ricercatori tendono a perpetuare pratiche di p-hacking, ovvero sia di includere solo risultati significativi, magari giocando con l'analisi dei dati per ottenere il risultato desiderato. A questo si aggiunge una quantità non indifferente di Questionable Research Practices (QRP), ovvero comportamenti non esplicitamente fraudolenti, ma che comunque minano l'affidabilità dei risultati21

In tal senso, la comunità scientifica nel suo insieme sta iniziando a voltare pagina: si sta dando maggiore importanza alla pubblicazione dei dati e dei codici eseguiti per fare le analisi, si sta iniziando a raccogliere campioni sempre più ampi; in diverse università stanno crescendo gruppi di lavoro interessati primariamente a creare studi di replicabilità. Assieme a questi aspetti anche molte altre iniziative stanno avendo luogo. 

Non bisogna comunque fare l'errore di credere che se molti risultati non sono replicabili, allora la disciplina nella sua totalità non sia affidabile. Risulta però vero che chi non ha avuto una formazione orientata alla ricerca, difficilmente, può avere l'abilità di esplorare la letteratura scientifica con cognizione di causa, discernendo tra teorie ben strutturate e studi ben impostati da lavori che, invece, presentano un maggior livello di criticità. Non avere alcuna formazione accademica in tal senso preclude totalmente la possibilità di consultare la letteratura in modo proficuo, impedendo di trarne beneficio. Questo vale tanto per i dipendenti di un'azienda che cercano di implementare soluzioni di Business Management, tanto per chi soffre di problematiche psichiatriche e cerca informazioni in rete. La critica al metodo scientifico è utile allo sviluppo della scienza e all'essere umano, ma la negazione dei suoi principi induce unicamente all'ignoranza. 

Limiti etici

La psicologia è interessata a studiare il comportamento umano. In quanto tale, vi sono dei limiti etici non indifferenti nella pianificazione di un disegno sperimentale22,23. Soltanto avendo cura nella salvaguardia dei princìpi etici possiamo realmente creare valore nel nostro lavoro. Questo implica che una manipolazione completa del setting sperimentale non risulti spesso possibile, in virtù della salvaguardia del benessere dei partecipanti agli studi. Questo è un dato di fatto di cui tener conto. In relazione a ciò, la metodologia sperimentale nel contesto psicologico ha sviluppato, nei decenni, dei metodi efficaci per il controllo delle variabili di interesse, tanto nel contesto laboratoriale che nel contesto applicativo, proprio allo scopo di preservare il benessere psicologo e fisico delle persone coinvolte.

L'applicazione nel contesto reale

I principi ed i metodi propri della psicologia sperimentale sono potenzialmente applicabili a qualunque cosa. Quest'affermazione suona iperbolica, ma non lo è affatto. Qualunque attività umana ha a che fare con l'essere umano, e l'essere umano soggiace alle leggi scientifiche studiate dalla psicologia. Questo implica che gli psicologi non necessariamente lavoreranno come terapeuti o come responsabili HR. Questo risulta specialmente vero per quei profili professionali specializzati nell'integrare teoria scientifica e metodologia al contesto reale. 

Esistono due approcci principali nell'applicazione dei principi psicologici al contesto reale. Nel primo caso, lo psicologo deciderà di attuare un intervento sulla base della letteratura scientifica. In questo contesto, il professionista non lavora come scienziato, ma applica i metodi validati da altri scienziati per ottenere determinati risultati. Questa modalità è sicuramente quella più comune. Risulta mediamente più economico, più rapido, e qualora l'inquadramento del problema da parte del professionista sia corretto, vi è una buona probabilità che il trattamento scelto possa sortire l'effetto desiderato.

Un altro approccio è quello di strutturare veri e propri disegni di ricerca applicata al contesto reale. Questo approccio è spesso difficilmente praticabile a causa dei costi e dei tempi di applicazione, che spesso non sono sufficienti. Si sottolinea che chi utilizza questo metodo non testa interventi a random; semmai, viene scelto il miglior trattamento tra quelli noti (e validati in letteratura) sulla base dei dati osservati sul singolo case-study. Questo approccio risulta particolarmente raffinato, perché consente di avere feedback sull'evoluzione del caso, prescindendo il più possibile dai bias di giudizio del professionista. Chiaramente, il grado di controllo esercitato è spesso inferiore rispetto a quello laboratoriale (anche se non sempre), ma consente la possibilità di stabilire se l'intervento scelto stia funzionando come previsto, verificando quantitativamente eventuali cambi nei trend delle variabili di interesse.

Per maggiori informazioni sulla psicologia sperimentale applicata, vi invito a cliccare su questo link per leggere un articolo dedicato all'argomento.

Bibliografia

  1. Atmanspacher H, Bishop RC (2002). Between Chance and Choice: Interdisciplinary Perspectives on Determinism. Thorverton UK: Imprint Academic
  2. Tschacher W, Scheier C (1997). Complex psychological systems: Synergetics and chaos. In F. Masterpasqua & P. A. Perna (Eds.), The psychological meaning of chaos: Translating theory into practice (pp. 273–298). American Psychological Association. https://doi.org/10.1037/10240-011
  3. Granger CWJ (1988). Some recent development in a concept of causality. Journal of Econometrics, 39(1-2), 199-211, ISSN 0304-4076, https://doi.org/10.1016/0304-4076(88)90045-0
  4. Pearl J, Verma TS (1995). A theory of inferred causation. Editor(s): Dag Prawitz, Brian Skyrms, Dag Westerståhl, Studies in Logic and the Foundations of Mathematics, Elsevier, Volume 134, 789-811, ISSN 0049-237X, ISBN 9780444893413, https://doi.org/10.1016/S0049-237X(06)80074-1
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  6. Wundt W (1909). Das Institut für experimentelle Psychologie. In: Festschrift zur Feier des 500 jährigen Bestehens der Universität Leipzig, edited by Rektor und Senat der Universität Leipzig, 118-133. Leipzig: S. Hirzel
  7. Galilei G (1638). Discorsi e Dimonstrazioni Matematiche, intorno a due nuoue scienze [Discourses and Mathematical Demonstrations Relating to Two New Sciences] (in Italian and Latin), Leiden: House of Elzevir
  8. Luce RD, Tukey JW (1964). Simultaneous conjoint measurement: A new type of fundamental measurement. Journal of Mathematical Psychology, 1(1), 1-27, https://doi.org/10.1016/0022-2496(64)90015-X.
  9. Luce RD (1975). Conjoint Measurement: A Brief Survey (pp. 149–171)
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  14. Fechner GT (1948). Elements of psychophysics, 1860. In W. Dennis (Ed.), Readings in the history of psychology (pp. 206–213). Appleton-Century-Crofts. https://doi.org/10.1037/11304-026
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  19. Schooler J (2014). Metascience could rescue the ‘replication crisis’. Nature, 515, 9, https://doi.org/10.1038/515009a
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  21. John LK, Loewenstein G, Drazen P (2012). Measuring the prevalence of Questionable Research Practices with incentives for truth telling. Psychological Science. 23(5), 524-532, https://doi.org/10.1177/0956797611430953
  22. American Psychological Association (2017). Ethical principles of psychologists and code of conduct (2002, amended effective June 1, 2010, and January 1, 2017). https://www.apa.org/ethics/code/
  23. Lindsay G (2011). Transnational ethical guidance and the development of the EFPA meta-code of ethics. European Psychologist, 16(2), 121–131, https://doi.org/10.1027/1016-9040/a000090