L'Analisi del Comportamento Applicata


Con il termine Applied Behavior Analysis (ABA; in Italiano: Analisi del Comportamento Applicata) o con l'espressione Behavioral Engineering (in Italiano: Ingegneria Comportamentale) ci si riferisce all'applicazione delle tecniche derivanti dalla psicologia comportamentale allo scopo di modificare i comportamenti di interesse, siano essi i comportamenti di un paziente, di un dipendente o degli studenti di una classe1,2,3. Per comprendere un po' meglio a cosa ci si riferisce con questi termini, è utile una breve parentesi storica.

La psicologia sperimentale nasce con Wundt nel 1879, dove presso l'Università di Lipsia viene inaugurato il primo corso di psicologia sperimentale in Europa. Attorno all'inizio del '900, grazie agli studi John Watson, a sua volta fortemente influenzato dagli studi di Ivan Pavlov, nasce la corrente comportamentista4,5. Questa corrente, tuttora esistente, enfatizza l'importanza dello studio del comportamento. In particolare, questo approccio si fonda sul fatto che i comportamenti umani sono direttamente osservabili, e quindi fisicamente misurabili. Questo rappresenta un enorme vantaggio sul piano dell'indagine scientifica della psicologia, che dagli anni '50 del 900, grazie agli studi di altri scienziati tra cui Burrhus Skinner, compie enormi passi in avanti. 

Cosa è il comportamento?

Un comportamento non è altro che un'azione svolta da qualche persona (o animale)6,7,8. È importante sottolineare che si tratta di un'azione, che quindi verrà descritta da un verbo. È inoltre importante ricordare che i comportamenti, in quanto azioni direttamente osservabili, sono attributi fisicamente misurabili (definendone frequenza, latenza, intensità, durata, etc.). Quindi, misurare un comportamento implica l'osservazione e la descrizione della messa in atto di un'azione, e tale osservazione è priva di qualsivoglia connotazione morale, giudizi od altre interpretazioni soggettive. Non bisogna quindi confondere i comportamenti con costrutti astratti quali le attitudini, i tratti di personalità, o da giudizi basati su interpretazioni soggettive del comportamento stesso. Tratti di personalità e attitudini sono misurabili grazie a tecniche statistiche che consentono la misurazione di costrutti astratti, solitamente tramite l'utilizzo di questionari: non sono variabili osservabili, e non sono quindi fisicamente misurabili. Un giudizio sul comportamento altrui è ancora qualcosa di diverso: un esempio è dato da quando si definisce pigro un proprio collaboratore. Per poter misurare un comportamento è necessario quindi osservare una singola azione. 

Bisogna inoltre distinguere i comportamenti dai risultati: l'atto del calzare le scarpe antinfortunistiche è un comportamento, mentre indossarle rappresenta uno stato, ovverosia indica il risultato. Più propriamente, un risultato è definito come "ciò che rimane dopo che un comportamento è stato messo in atto"7,8. Un altro esempio: chiudere la porta rappresenta un comportamento, e il risultato è dato dall'osservazione della porta chiusa. 

Quando un insieme di comportamenti producono lo stesso effetto sull'ambiente, nonostante i comportamenti non vengano sempre eseguiti allo stesso modo, si parla di classi di comportamento9,10. Per esempio, mandare una mail con un report sulle vendite è un esempio di classe di comportamenti. Infatti, la mail potrebbe essere scritta sulla base di diversi registri linguistici, potrà essere lunga o corta, e potrà avere o meno degli allegati; nondimeno, la funzione di tale mail rimane la stessa.

Un'altra importante distinzione è quella tra comportamento e task10,11. Guidare non è un comportamento, quanto piuttosto un'azione complessa composta da un numero variabile di comportamenti specifici concatenati sequenzialmente, altrimenti detta task. Di fatti, l'atto del guidare implica che il conducente metta in atto tanti comportamenti: premere il pedale della frizione, premere il pedale del freno, girare la chiave, togliere il freno a mano, guardare nello specchietto retrovisore, schiacciare sull'acceleratore, e così via. Il conducente avrà portato a termine il task una volta arrivato a destinazione ed essendo uscito dall'auto. 

Risulta quindi importante concepire in modo corretto di cosa si stia parlando. Uno studio finalizzato all'analisi del comportamento prenderà in considerazione questi (e altri) aspetti nel determinare cosa osservare e in che modo misurare il fenomeno di interesse, partendo comunque dal presupposto che si parla di misurazioni fisiche di fenomeni direttamente osservabili. Questo rimane vero sia nel contesto della ricerca accademica, ma anche nel contesto delle relative applicazioni, tanto nel contesto clinico che in quello aziendale.

L'analisi ABC

Grazie agli studi di Skinner6,7,8 sappiamo che il comportamento umano è funzione di due tipologie di stimoli: gli stimoli antecedenti (A), che precedono la comparsa del comportamento (B, dal termine inglese Behavior), e gli stimoli conseguenti (C), che si presentano successivamente allo stesso, come suggerisce il nome. Nonostante gli stimoli antecedenti siano in grado di indurre e stimolare la comparsa dei comportamenti, sono piuttosto le conseguenze ad esercitare un impatto più forte sull'emissione degli stessi. In particolare, il comportamento è influenzato da potenziali rinforzi e punizioni. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta:

  • RINFORZO POSITIVO: uno stimolo piacevole viene emesso dopo un comportamento, incrementando la probabilità di ricomparsa dello stesso
  • RINFORZO NEGATIVO: uno stimolo spiacevole viene rimosso dopo un comportamento, incrementando la probabilità di ricomparsa dello stesso
  • PUNIZIONE POSITIVA: uno stimolo spiacevole viene emesso dopo un comportamento, decrementando la probabilità di ricomparsa dello stesso
  • PUNIZIONE NEGATIVA: uno stimolo piacevole viene rimosso dopo un comportamento, decrementando la probabilità di ricomparsa dello stesso

Un esempio semplice, relativo alla vita quotidiana, riguarda l'utilizzo dell'ombrello: poniamo che una persona noti il cielo grigio (A) e, nel dubbio, decida di portare l'ombrello con sé (B); qualora poi piovesse, non si bagnerebbe (C). Questo è un esempio piuttosto semplice di rinforzo negativo. Infatti, l'ombrello consente di non venir bagnati (stimolo spiacevole), incrementando la probabilità che la persona, in una situazione analoga (ovverosia: notato il cielo grigio - A), porterà l'ombrello (B) nuovamente con sé. Analogamente, qualora un ragazzino passasse più tempo a leggere dei fumetti (B, con alta frequenza) piuttosto che studiare (B, con bassa frequenza), un genitore potrebbe decidere di ammonire suo figlio, avvertendolo che se farà ancora così, non potrà giocare ai videogame per due settimane (A). Qualora il figlio non seguisse l'indicazione, il genitore lo punirebbe vietandogli di poter giocare ai videogiochi (C). In questo caso, si parla di punizione negativa, in quanto la rimozione di uno stimolo piacevole (giocare ai videogiochi) decrementerà la probabilità che il ragazzino si farà beccare a leggere i fumetti. In questo caso tale conseguenza non necessariamente incrementerà la probabilità che il ragazzino studierà invece che investire il tempo in altre attività. Infatti, la punizione ci garantisce unicamente che sia meno probabile che un comportamento specifico venga messo in atto, ma non che ne venga acquisito uno specifico in alternativa. 

Un esempio nel contesto del mondo aziendale è dato dall'indossare le scarpe antinfortunistiche (B): sebbene vi siano cartelli che indicano di calzarle (A), qualora il dipendente provasse dolore (C) a causa dello specifico modello, sarà meno propenso ad indossarle, a parità di altre condizioni. Quindi, in questo caso, il dolore funge da punizione positiva. Sempre nel contesto organizzativo, qualora un lavoratore debba apprendere quali comportamenti mettere in atto quando si rivolge ai clienti, l'emissione di un dato comportamento potrà venire incrementata, o diminuita, sulla base delle contingenze che si verificheranno nell'interazione con i clienti stessi, nonché sulla base delle conseguenze che riceverà sul luogo di lavoro. 

Sviluppi successivi ed applicazioni

Negli anni subito successivi alle scoperte di Skinner, diversi scienziati hanno iniziato ad applicare i principi della Behavior Analysis nel contesto reale, attraverso metodi quasi-sperimentali. Da allora, l'interesse verso la disciplina si è notevolmente espanso, soprattutto in merito alle evidenze empiriche relative all'utilizzo dell'ABA nell'autismo o per altre patologie nel contesto clinico12,13,14, o in merito alle evidenze relative all'impatto benefico che queste tecniche hanno nel mondo organizzativo ed industriale (Organizational Behavior Management15,16), nonché finanziario17,18. Un altro fattore che sta contribuendo allo sviluppo di questo approccio è dato dalla facilità con cui gli Smartphone consentano di raccogliere informazioni: esistono numerose app (scaricabili ormai da quasi chiunque) che agevolano il processo della raccolta dati, garantendo un aumento del bacino d'utenza potenziale. Grazie a queste app non solo è più semplice raccogliere i dati, ma risulta anche più semplice elaborarli, potendo analizzare l'andamento dei comportamenti di interesse in real-time in modo più efficiente. 

Bibliografia

  1. Baer DM, Wolf MM, Risley TR (1968). "Some current dimensions of applied behavior analysis". J Appl Behav Anal. 1(1): 91–97, https://doi.org/10.1901/jaba.1968.1-91
  2. Marr M (2009). "The natural selection: behavior analysis as a natural science" (PDF). European Journal of Behavior Analysis. 10(2): 103–118, https://doi.org/10.1080/15021149.2009.11434313. 
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  10. Aubrey C. Daniels & Jon S. Bailey (2016).  Performance Management: Changing Behavior that Drives Organizational Effectiveness, 5th edition.
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  12. Makrygianni MK, Gena A, Katoudi S, Galanis P (2018). The effectiveness of applied behavior analytic interventions for children with Autism Spectrum Disorder: A meta-analytic study. Research in Autism Spectrum Disorders, 51, 18-31, ISSN 1750-9467, https://doi.org/10.1016/j.rasd.2018.03.006
  13. Peters-Scheffer N, Didden R, Korzilius H, Sturmey P (2011). A meta-analytic study on the effectiveness of comprehensive ABA-based early intervention programs for children with Autism Spectrum Disorders. Research in Autism Spectrum Disorders, 5(1), 60-69, https://doi.org/10.1016/j.rasd.2010.03.011
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